Segnali incoraggianti da bar e ristoranti, economia in ripresa?

Marco Caterisano della Fipe Confcommercio Lecco: “C’è un incremento dell’occupazione, nonostante si arrivi da anni di crisi conclamata dell’economia italiana”

17 Luglio 2017
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Il mondo dei bar e dei ristoranti, anche nel territorio lecchese, mostra segnali incoraggianti. Una vivacità importante e significativa frutto della dedizione di quanti hanno deciso di impegnarsi dietro al bancone di un locale. Il tutto nonostante le difficoltà di un’economia che non riesce ancora a riprendersi completamente e mentre i consumi non sono ancor ritornati ai livelli di 10 anni fa.

“Come Fipe possiamo dire che la stagione è finora positiva, con numeri in lieve ma costante aumento – spiega il presidente della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) Confcommercio Lecco, Marco Caterisano -. L’offerta è cresciuta e su tutto il territorio provinciale registriamo vivacità da parte di bar e ristoranti, con una buona tenuta se non addirittura un incremento dell’occupazione, nonostante si arrivi da anni di crisi conclamata dell’economia italiana. Per lavorare meglio sarebbe innanzitutto fondamentale che nei centri storici venisse applicata la legge 222/2016, che prevede la possibilità di regolamentare le aperture evitando che la liberalizzazione divenga selvaggia danneggiando le città e il territorio. Ci auguriamo come Fipe che la Regione recepisca al più presto questa norma, fornendo delle linee guida per contingentare talune attività economiche nei centri. Abbiamo davanti gli esempi anche di Bergamo per restare vicino a noi”.

Di certo la nuova versione dei voucher non facilita la vita agli operatori: “Non siamo certo soddisfatti della nuova versione. Avevamo detto e ripetuto che bisognava tenerli come erano in origine, aumentando i controlli per evitare le distorsioni e togliendoli da alcuni settori, come l’edilizia. Invece è venuta fuori una soluzione pasticciata. Questi nuovi voucher hanno limitazioni che non vanno incontro alle nostre esigenze. Penso al costo per le imprese, ma soprattutto all’assurdo limite dei dipendenti dell’azienda. Questo strumento non risponde alla fondamentale necessità di bar e ristoranti di avere flessibilità per affrontare picchi di lavoro o imprevisti. Invece di battersi per l’abolizione di questo strumento, i sindacati dovrebbero battersi per l’abbattimento del costo del lavoro. Un sindacato lungimirante dovrebbe essere al nostro fianco in questa sfida, visto che a beneficiarne sarebbe anche il dipendente”.

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