La Scuola secondaria “Don G. Ticozzi” di Lecco è pronta mobilitarsi dopo la notizia di un ridimensionamento. “A fronte di un numero di iscrizioni (152 ad oggi) che permetterebbe la formazione di 6 classi prime – spiega la vicepreside, prof.ssa Mariarosa Lupo -, il Comune di Lecco nella veste dell’assessore Rizzolino ci impone non più di 5 prime. Adduce motivi di capienza/sicurezza, ma noi da anni abbiamo 6 sezioni complete e gli spazi idonei li ha concessi e creati proprio il Comune! Contestiamo questa imposizione che ha come conseguenza l’impoverimento dell’offerta formativa della nostra scuola (perdita della classe a tempo prolungato, perdita della lingua tedesca) ed un travaso di alunni dove? forse nella scuola privata?”. Non solo: avere “6 sezioni complete significa per la scuola un organico completo per la maggior parte delle discipline e quindi meno “spezzoni” orari da completare in altre scuole, meno via vai di docenti insomma maggior continuità didattica e stabilità nel corpo docente come ricercato da tutti i genitori. L’impegno, il dispendio di energie e di risorse anche economiche profuse in questi anni per arricchire e diversificare la nostra offerta formativa per adeguarle al meglio alle esigenze e alle caratteristiche dei nostri alunni evidentemente non sono neppure prese in considerazione dai nostri amministratori!!!Una pessima interpretazione della Buona Scuola! Noi chiediamo che l’Assessore riveda la sua posizione e ci impegneremo nei prossimi giorni a far valere le nostre ragioni!”, conclude la vicepreside.
Di seguito la lettera inviata dai docenti e dai genitori della Scuola secondaria “Don G. Ticozzi”
La Buona Scuola e la libera interpretazione delle Istituzioni
Mentre eccellenza, merito e buona qualità vengono in ogni ambito premiati e salvaguardati, il Comune di Lecco sembrerebbe affossare quanto costruito in anni di lavoro serio e attento dall’Istituto Don Ticozzi. Tale Istituto da tempo si caratterizza per un’Offerta Formativa varia, inclusiva e con opportunità didattico-educative uniche nelle scuole statali della città: un tempo prolungato che punta su attività espressivo-teatrali, la seconda lingua tedesca, il corso musicale, l’accoglienza e l’integrazione in itinere di ragazzi e famiglie che giungono da vari paesi del mondo, spesso privi di conoscenza della lingua italiana, la collaborazione attiva con le agenzie educative del territorio (Les Cultures, il Celaf per l’affettività, il Cfpp, Confcommercio, il Servizio Famiglia e Territorio). Un patrimonio educativo da salvaguardare nella scuola dell’autonomia e del merito che, se disperso, impoverisce la città e viola anche il diritto delle famiglie di scegliere in autonomia l’indirizzo formativo per i propri figli.
I fatti: dopo che il Comune, proprietario dell’immobile, ristruttura la scuola per ospitare classi aggiuntive ai cinque corsi previsti dal progetto edilizio iniziale, ora sembrerebbe imporre un categorico ridimensionamento.
La conseguenza: il rifiuto di un buon numero di domande di iscrizione per le future classi prime effettuate da famiglie che hanno riposto fiducia nelle risorse didattico-educative della scuola, con un conseguente riorientamento, forse verso le scuole private?
Questo è sicuro, se dovessero permanere i perentori divieti del Comune: la perdita di un’eccellenza consolidata a favore di un appiattimento e omologazione delle proposte formative pubbliche nella nostra città.
Docenti e genitori della Scuola secondaria “Don G. Ticozzi”