Prelievo di polmone a cuore fermo, anche al “Manzoni” si può

La candidatura dell’ASST Lecco è stata accettata a fine 2016 e formalizzata dalla Regione nel 2017

21 Dicembre 2017
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Aumentano le speranze per i pazienti in lista di attesa per polmoni “nuovi”: con il nuovo anno, infatti, il prelievo a cuore fermo finalizzato all’incremento dei trapianti di tali organi vedrà in prima linea anche l’Ospedale Manzoni di Lecco, che proprio nei giorni scorsi ha portato a compimento con successo la prima simulazione d’intervento.

La procedura, chiamata tecnicamente DCD (Donation after Circulatory Death) prevede nello specifico il prelievo di organi e tessuti nel soggetto in cui è stata diagnosticata e certificata la morte per arresto cardiaco. “Fino al 2008 gli organi venivano prelevati solo a soggetti in cui era stata diagnosticata la morte encefalica, i cosiddetti “prelievi a cuore battente” – spiega la Dott.ssa Patrizia Fumagalli, del reparto di Neurorianimazione dell’Ospedale di Lecco – “La domanda di trapianto di polmone, che di molto eccedeva la possibilità effettiva di procedere al trapianto, ha tuttavia indotto Regione Lombardia ad  avviare un programma di prelievo da donatore a cuore fermo allargando così ai principali ospedali regionali l’attività già iniziata nel 2008 presso il Policlinico S. Matteo di Pavia”.
In Italia, al 31 dicembre 2016, i pazienti in lista di attesa per trapianto di polmone erano infatti ben 346 ma quelli effettuati solo 154. “La candidatura dell’ASST Lecco è stata accettata a fine 2016 e formalizzata dalla Regione nel 2017” – racconta la Dott.ssa Fumagalli – “Da lì è partita la stesura di un protocollo operativo adeguato, fondamentale per coordinare tutte le strutture operative che entrano nelle varie fasi della gestione del donatore e del successivo eventuale prelievo. Fanno parte delle unità organizzative coinvolte il 118, il Pronto Soccorso, il Laboratorio Analisi, l’Anatomia Patologica, il NITp (Nord Italia Transplant), l’ Unità Operativa di Chirurgia Toracica Fondazione IRCCS Ca Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, la Sala operatoria, la Neurorianimazione / Rianimazione Generale  e la Guardia Urgenza”.

Lo scorso 13 dicembre, dunque, tutti gli ingranaggi della complessa macchina operativa si sono messi in moto per testare l’efficacia e la correttezza della procedura d’intervento stilata. La simulazione, per la quale è stato utilizzato un manichino, è durata all’incirca due ore e mezzo, e quindi il tempo necessario affinché anche i chirurghi prelevatori del Policlinico di Milano giungessero in Sala operatoria e tutto fosse pronto per l’intervento. “Si tratta di tempistiche in linea con l’obiettivo prefissato. Affinché si possa procedere con il  prelievo di polmone a cuore fermo, infatti, il donatore deve andare in sala operatoria entro le 3 ore successive al decesso” – conclude la Dr.ssa Fumagalli.

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