Migranti, nel Lecchese sono 1.358. I dati ufficiali

I sindaci del Distretto di Lecco, con una nota diffusa dal presidente Filippo Galbiati, fanno chiarezza su dove sono stati trasferiti i migranti prima residenti al Bione

01 Settembre 2017
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I sindaci del Distretto di Lecco, con una nota diffusa dal presidente Filippo Galbiati, fanno chiarezza su dove sono stati trasferiti i migranti prima residenti al Bione.

Tutti gli ospiti del Bione (n.186 alla data di chiusura) sono stati ricollocati, oltre che nelle 44 strutture già operative, in alcune realtà di recentissima apertura. I comuni coinvolti dal trasferimento sono stati n. 28 consentendo una distribuzione il più possibile contenuta, senza eccessivi riflessi sugli equilibri locali per la parte maggiore di essi. Gli esiti del piano previsto non incidono infatti in modo significativo sui numeri delle presenze comune per comune, salvo qualche eccezione che si è chiesto di porre in priorità nella ricerca di soluzioni alternative.

I Comuni maggiormente interessati dal trasferimento sono Lecco (n. 33 ospiti), Malgrate (n. 48), Vercurago (n. 28) e Merate (n. 10). Per quanto riguarda il dettaglio di Lecco: 15 al Ferrhotel, 6 a Villa Aldè, 8 al convento di Maggianico e 4 in appartamenti.

La gestione dell’iniziativa è stata curata direttamente dalla Prefettura, che ha convocato gli enti gestori delle strutture e ha provveduto a dare comunicazione dei trasferimenti al Distretto di Lecco e alla Comunità Montana Valsassina, oltre che ai comuni interessati.
Ad oggi non sono emerse particolari criticità anche grazie alla responsabilità dei gestori e alla collaborazione dei Sindaci; si evidenzia in ogni caso la necessità di un ritorno al più presto a condizioni di maggiore equilibrio, impegno peraltro assunto dalla stessa Prefettura con gli amministratori locali. A partire dai dati forniti, Prefettura, Comunità Montana Valsassina e Distretto di Lecco avvieranno immediatamente un monitoraggio struttura per struttura, in collaborazione con i Comuni interessati, per una valutazione dell’impatto sociale e della sostenibilità delle soluzioni adottate, per attivare un intervento volto a rilocare le persone per numeri e in strutture di dimensioni minori, riportando la situazione ad un maggiore equilibrio”, spiega il presidente del Distretto Filippo Galbiati.

Il sostanziale blocco dei flussi e la conclusione delle procedure relative ai Bandi per la gestione dei Centri di Accoglienza Straordinaria (CAS) dovrebbero consentire, a breve termine, di dedicare le nuove strutture all’ospitalità degli ex ospiti del Bione trasferiti nei giorni scorsi. Alla data odierna il numero complessivo dei migranti ospiti in strutture del territorio provinciale è di n. 1.358 persone (circa il 4 per mille della popolazione residente) distribuito su 33 comuni (n. 13 nell’Ambito distrettuale di Bellano, n. 13 nell’Ambito distrettuale di Lecco, n. 7 nell’Ambito distrettuale di Merate).

Nell’Ambito distrettuale di Bellano sono presenti n. 401 persone, corrispondenti al 29,53% del totale migranti e al 7,5 per mille della popolazione; nell’Ambito di Lecco n. 748, corrispondenti al 55 % del totale migranti e al 4,51 per mille degli abitanti; nell’Ambito di Merate n. 209 persone corrispondenti al 15,4 % del totale migranti e al 1,74 per mille della popolazione residente.
Complessivamente quattro comuni: Lecco, Malgrate, Airuno e Cremeno sommano il 57% del totale dei migranti inseriti nel sistema di accoglienza, ulteriore segnale di una distribuzione non equa delle presenze. La città di Lecco vede la presenza di ben 13 strutture di accoglienza per complessivi n. 385 ospiti (28,35 % del totale) circa l’8 per mille dei residenti.

Sul totale dei migranti, n. 161 (11,86% del totale presenze migranti) sono donne sole o in nucleo familiare, ospiti di n. 16 strutture dislocate nei tre Ambiti come di seguito indicato. I bambini ospiti delle strutture sono complessivamente n.38.

“Il pur lieve incremento di nuovi comuni ospitanti registratosi in questi mesi, è l’indicatore della possibilità di un maggior coinvolgimento di tutti gli enti locali nella soluzione del problema. Il blocco degli invii dovrà infatti consentire ora, a tutti i Sindaci, di considerare con maggiore disponibilità l’apertura di piccole e medie strutture di accoglienza che permetteranno di riequilibrare la situazione territoriale, nello spirito di collaborazione e solidarietà istituzionale che  caratterizza da sempre i nostri comuni in materia di politiche sociali. Vi sono ora infatti maggiori condizioni per privilegiare soluzioni di nuclei abitativi medio/piccoli e su questi lavorare per l’integrazione sia pure temporanea, anche attraverso la rete delle realtà associative locali. Conoscere, coinvolgere, attivare queste persone è un fatto civile ma anche un fattore preventivo e protettivo delle nostre stesse comunità“, conclude Galbiati.

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