Un’inchiesta nata male e finita peggio: secondo l’avvocato Marcello Perillo, che nel processo Metastasi difende il presunto “boss” Mario Trovato e altri tre imputati, la Procura lecchese ha commesso una serie di errori notevoli in questo procedimento.
Principalmente, nell’arringa difensiva il legale accusa i magistrati di essere stati accecati dalla brama di trovare commistioni tra criminalità organizzata e politica: una volta che questo filone è giunto ad un binario morto, allora le attenzioni degli inquirenti si sono spostate su Trovato, bollato come “capro espiatorio” dal suo difensore.