Illegittima la nomina di Lelio Cavallier, lo dice l’Autorità nazionale anticorruzione

Per l’Anac c’è incompatibilità con la precedente carica ricoperta in Idroservice

22 Dicembre 2016
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Il Comitato lecchese per l’acqua pubblica e i beni comuni interviene con questa nota dopo la delibera dell’Autorità nazionale anticorruzione, presieduta da Raffaele Cantone, che ha dichiarato illegittima la nomina di Lelio Cavallier ad amministratore unico poi presidente di Lario Reti Holding per incompatibilità con un precedente incarico.

La triste saga della gestione del servizio idrico in Provincia di Lecco si arricchisce di un altro capitolo: la nomina di Lelio Cavallier ad amministratore unico poi presidente di Lario Reti Holding -la società controllata dai Comuni che gestisce anche l’acqua- è illegittima. A certificare la “nullità dell’incarico” (assunto nel maggio 2015) è stata l’Autorità nazionale anticorruzione, che si è espressa con una delibera del 30 novembre 2016.

L’Anac guidata da Raffaele Cantone ha riconosciuto la fondatezza della segnalazione del consigliere comunale di Annone di Brianza, Marco Longoni, che aveva fatto seguito a una precedente istanza che il Comitato lecchese per l’acqua pubblica e i beni comuni aveva inoltrato a Roma nell’estate 2015.

La questione è semplice (purtroppo): Cavallier è stato nominato al vertice di LRH nonostante avesse rivestito la carica di amministratore unico di Idrolario -un’altra delle innumerevoli tessere costruite in questi anni di pasticci- fino al 30 maggio 2015. La legge infatti prescrive un periodo di due anni di “raffreddamento” prima di poter assumere altri incarichi. Regola che gli “strateghi dell’acqua” della Provincia hanno preferito ignorare, nonostante le diffuse perplessità.

È un film già visto: il Comitato, non da solo, chiede di rispettare la legge e le regole, per garantire un servizio efficiente, economico e nell’interesse dei cittadini, mentre alcuni influenti “soci” di Lario Reti Holding, facendo spallucce, guidano la maggioranza dei sindaci promettendo loro risultati che puntualmente disattendono.

Bilancio? L’incarico di Cavallier, dice la legge, è “nullo”, così come i “relativi contratti”. Arriveranno “sanzioni inibitorie” e “procedimenti” a carico di chi, all’epoca, faceva parte dell’organo “conferente”: l’assemblea dei soci di LRH (formata dai sindaci o loro delegati), eccetto Cernusco Lombardone, Oggiono, Ello, Annone di Brianza, Merate e gli assenti al momento del “conferimento”. Lasciamo all’interpretazione dei giuristi l’onere di stabilire quali dei tanti “contratti” sottoscritti da Cavallier in questo anno e mezzo siano condannati alla “nullità” (emolumenti compresi?). E spetterà all’ormai decaduto presidente Cavallier fare chiarezza sulla dichiarazione di “insussistenza di cause di inconferibilità e incompatibilità” che ha sottoscritto.

Dal punto di vista amministrativo e politico, invece, non c’è bisogno di alcuna interpretazione. È giunto il tempo che i sindaci del territorio siano autonomi nelle loro decisioni, sfiduciando quegli “strateghi” che, anche dopo questa delibera dell’Anac, potranno arricchire il proprio palmares con l’ultimo capolavoro: la decadenza del vertice della prima società pubblica della Provincia.
I beni comuni del territorio -trattati come mercanzia da offrire in saldo a chissà quale facoltosa multiutility- meriterebbero una gestione completamente diversa. Quella indicata da 25,4 milioni di italiani nel giugno 2011.

Comitato lecchese per l’acqua pubblica e i beni comuni

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