“Grigne ed altri orizzonti”, la mostra Marzia Galbusera ai Piani Resinelli

“Le straordinarie idee dolomitiche di comunione tra montagne e arti arrivano a Lecco grazie agli artisti”

03 Luglio 2017
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Immerso nella poetica di un luogo a me caro, come a molti del resto, sono stato chiamato a presentare il coro I Vous de la Valgranda di Ballabio e ad introdurre l’artista prof.sa Marzia Galbusera nell’inaugurazione “Grigne ed altri orizzonti” (progetto Camminarte delle Grigne di Luisa Rota Sperti).

“Grigne ed altri orizzonti” non è solo il titolo di una “bella mostra” che accompagna l’inaugurazione della nuova faccia dell’Ufficio Turistico dei Piani Resinelli. E’ un evento a sé, di grande spessore creativo curato dall’artista stessa, Marzia Galbusera, innestato in quello che Luisa Rota Sperti ama sottolineare “Camminarte”.

Già, le straordinarie idee dolomitiche di comunione tra montagne e arti arrivano a Lecco grazie agli artisti, per riportare l’altezza intellettuale e l’attenzione sulla poetica del territorio. Marzia Galbusera con la sua prima di “Grigne ed altri orizzonti”, proprio dall’interno di questo stabile del Cereghini, ci fa guardare “fuori”, impegnando la nostra mente a dover analizzare tutte quei punti, quelle linee e quelle superfici che ci passano davanti agli occhi ogni giorno.

La veduta dal lago sulle montagne fa parte della logica lariana, è ovvio. Ma guardarle con gli occhi di un artista è ben altra cosa. Se poi consideriamo che Marzia è mandellese e suo padre costruì a suo tempo una casa ai Piani Resinelli con le sue stesse mani, il valore esperienziale aumenta. Ha insegnato al Liceo Artistico di Lecco per anni, con una passione intramontabile che ho potuto assorbire sulla mia pelle.

Intanto continuava con le sue opere, per farle diventare mete, orizzonti e narrazioni allo stesso tempo, sintesi di condizioni paesaggistiche che da sempre galleggiano immobili tra nebbie, sere e luci soffuse. Di questa mostra in particolare ci sconvolge la candida semplicità dell’esposizione, che segue la curva della sala e riporta sempre l’occhio sul bianco che contorna le opere, per riposare la vista ed abbandonare poi nel disegno la nostra lettura. Chi sa che il suo percorso arriva dall’”informale” capisce ancor di più il gesto geniale che unisce il fatto figurativo alla sperimentazione del segno, mentre chi guarda e basta non può che rimanere fortemente incuriosito e sorpreso davanti a tanta verità.

Marzia ci incanta e si lascia da sempre incantare non solo dai paesaggi lariani ma anche da quei grovigli che la natura molto semplicemente nasconde nei boschi, ai bordi di sentieri, tra le rocce, per riproporre nel disegno il loro scheletro sfumato in contorni che diventano spazi creativi. Non bastasse tutto ciò, ha scelto di incrementare l’apertura della mostra con un concerto di canti di montagna, altra importante traduzione della natura in forma artistica. Ecco l’apice. Non banalizziamo, considerando i concerti dei surplus per allietare i momenti “istituzionali”.

I brani presentati, scelti e interpretati con grande trasporto ieri, altro non erano che la traduzione melodica dell’intento narrativo della mostra stessa, uno degli orizzonti artistici di cui si diceva nel titolo. Difficile essere pronti per capire, certo, ma diamo atto a Marzia, Luisa Rota Sperti, al direttore del Coro I Vous de la Valgranda, Riccardo Invernizzi, di aver dimostrato ieri, durante la presentazione della mostra, la voglia di costruire una catena di idee ed eventi al fine di promuovere una montagna non solo turistica ma dal grande potenziale artistico.

Michele Casadio

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