C’è anche la firma dei parlamentari del Nuovo Centrodestra – tra cui Alli, Lupi e Vignali – sulla mozione presentata qualche giorno fa a tutela dei frontalieri e, in particolare, di quanti lavorano in Canton Ticino.
“Negli ultimi mesi esponenti istituzionali del Canton Ticino sono usciti con dichiarazioni tese a mettere in discussione sia i diritti dei numerosi cittadini italiani occupati regolarmente presso imprese e aziende ticinesi, sia lo stato delle relazioni Italia-Svizzera, concentrate oggi sui negoziati fiscali e sull’accordo per l’imposizione fiscale dei lavoratori frontalieri”, commenta il consigliere regionale del Nuovo Centrodestra Mauro Piazza. Circa 60.000 lavoratori (anche lecchesi) nei cui confronti si è assistito negli ultimi mesi a un continuo ed ingiustificato attacco di natura discriminatoria e xenofoba (tra cui la decisione del Canton Ticino tesa ad obbligare ogni cittadino italiano in via di occupazione in Svizzera a presentare il certificato dei carichi pendenti in allegato alla richiesta di assunzione).
“La mozione dei nostri parlamentari impegna il Governo a richiedere un chiarimento formale alla Confederazione elvetica sulle decisioni discriminatorie assunte dal Canton Ticino in contrasto con gli accordi di libera circolazione delle persone e a rivalutare l’accordo tra Italia e Svizzera in materia fiscale in relazione alla formulazione, da parte delle competenti autorità federali e cantonali svizzere, di specifiche assicurazioni formali tendenti ad escludere la validità e l’applicazione di qualsivoglia iniziativa discriminatoria e lesiva dell’accordo di libera circolazione delle persone intercorrente tra Unione europea e Confederazione elvetica nei confronti di cittadini italiani occupati o occupabili in Svizzera e di aziende italiane potenzialmente interessate al mercato elvetico, nonché alla rimozione di ogni forma di discriminazione sin qui messa in campo”, aggiunge il sottosegretario regionale di NCD Daniele Nava.
La Confederazione è sollecitata a fare in modo che modalità e tempistiche relative all’armonizzazione fiscale tra cittadini italiani frontalieri compresi entro la fascia dei 20 chilometri e cittadini italiani frontalieri fuori fascia garantiscano adeguata e sostenibile gradualità modulata temporalmente e che esse inizialmente non comportino aggravi per i lavoratori frontalieri «entro fascia» e siano disciplinate, per quanto di competenza dal Governo italiano, nel disegno di legge di ratifica dell’accordo tra Repubblica italiana e Confederazione elvetica o in altre iniziative normative.
Infine si chiede che venga prevista l’estensione della franchigia per i lavoratori frontalieri prevista dalla legge di stabilità 2015 in termini di permanente agevolazione Irpef anche ai lavoratori frontalieri presenti all’interno della fascia di 20 chilometri dal confine italo-elvetico, oltre ad altre istanze di ordine fiscale e tributario.