Solo la fede, solo la carità. E null’altro. E’ questo che il cristiano offre al mondo: non strategie o ragionamenti astratti, indicazioni etiche più o meno moralistiche. Con la semplicità e la profondità insieme di una tradizione che scala i secoli fino ai tempi di San Benedetto prima e di San Bernardo poi, padre Mauro-Giuseppe Lepori, Abate generale dell’Ordine cistercense, ha calamitato l’attenzione delle centinaia e centinaia di persone che hanno affollato (ancora una volta molti sono rimasti in piedi) l’Auditorium della Casa dell’Economia di Lecco per l’incontro promosso – giovedì 22 febbraio – dal Centro culturale Alessandro Manzoni e da Comunione e liberazione.
Introdotto dal presidente del Centro Gianluca Bezzi e dal professor Romeo Astorri, padre Lepori con una relazione di poco meno di un’ora è andato al cuore del titolo della serata, “Il cristiano nel disorientamento del mondo”: disorientamento biblicamente paragonato allo stato di ubriachezza, quando la vista è sfuocata e la direzione incerta. Ubriachezza, ha detto il capo mondiale dei monaci e delle monache cistercensi, che tanto piace al potere, a cui interessa solo che il potere cresca, e che dunque la persona e il popolo siano disorientati e possano essere usati. Ma l’ubriachezza, ha aggiunto padre Lepori, è comunque l’espressione di quel desiderio di felicità profondo e indomabile che è proprio di ogni uomo, e che non trova la giusta direzione.
La mancanza di senso del destino, della singola persona e del mondo, sono il disorientamento di oggi come di ieri, della storia umana. L’avvenimento di Cristo, Dio che si è fatto uomo, è la risposta storica e concreta a questo desiderio: il destino, il senso ultimo della vita si è fatto incontro all’uomo e lo ha abbracciato. E la tensione verso il destino ultimo, ha spiegato l’Abate, coincide con l’attenzione immediata ai nostri fratelli, con l’aiuto alla sofferenza e alla miseria del mondo e dell’uomo disorientato, dunque di tutti gli uomini: una risposta, chiede Gesù, da offrire ad ogni istante, durante tutta la vita, non solo alla fine del mondo. Questa coincidenza è una realtà da riconoscere nella storia, e con questa consapevolezza – la consapevolezza che Dio ha mandato suo Figlio per salvare il mondo, e non per giudicarlo – il cristiano diventa proposta per il mondo. Diventa l’orientamento del mondo verso il destino, grazie alla fede che riconosce che il mondo è amato e salvato attraverso Cristo.
Una riflessione profonda ed essenziale, quella proposta da padre Lepori, che contribuisce a semplificare l’essenza della Chiesa e della comunità cristiana, e del loro ruolo nella storia: chiamate appunto non a strategie o ad astrazioni o a indicazioni morali, ma ad esercitare l’unico potere che Cristo ha lasciato: la fede in Lui, affidata alla nostra povertà, alla nostra fragilità, in ultima istanza alla nostra libertà personale. Così, ha aggiunto Lepori, mentre una fede formale anche di popolo crolla in un istante al primo accenno di tempesta – come la storia ha dimostrato -, invece l’atto di fede anche di una sola persona può cambiare la storia, perché permette a Dio di agire nella storia. L’Abate generale dei Cistercensi ha ricordato fatti e volti concreti: così la trasformazione dell’Europa grazie a San Benedetto, dopo i secoli disastrosi del crollo dell’Impero romano; così la figura di Santa Teresa e la trasfigurazione dei bassifondi di Calcutta. In questo modo la fede in Cristo ha orientato e orienta il mondo verso il suo destino finale, e la Chiesa e i cristiani anticipano sulla terra la Gerusalemme celeste. Questa è la grande partita della vita, il grande affresco – ha sottolineato a sua volta il professor Astorri in conclusione – in cui storia del mondo e storia personale di ogni uomo si intersecano.