Embargo Russia, crollo delle esportazioni agroalimentari lombarde

Secondo Coldiretti Il valore dei prodotti spediti a Mosca è crollato dai 117 milioni di euro del 2014 ai 62 milioni dell’anno scorso e il calo è confermato anche dal primo trimestre del 2016

30 Giugno 2016
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Oltre 50 milioni di euro persi in due anni.
E’ questo il buco nero delle esportazioni agroalimentari lombarde in Russia da quando è iniziato l’embargo. Il valore dei prodotti spediti a Mosca è
crollato dai 117 milioni di euro del 2014 ai 62 milioni dell’anno scorso e il calo è confermato anche dal primo trimestre del 2016 che ha fatto
registrare una perdita di un altro mezzo milione di euro rispetto allo stesso periodo del 2015″. Così in una nota la Coldiretti, riferendo le cifre di
un’analisi su dati Istat. “Facevo 3 mila quintali di mele Granny Smith:ne esportavo più del 90% in Russia e una piccola parte in Gran Bretagna. A
causa dell’embargo sono stato costretto a interrompere la produzione,perché è un tipo di mela che sul mercato italiano non ha successo. Adesso
faccio circa 3 mila quintali di kiwi. Il prodotto è perfetto, ma purtroppostiamo subendo l’invasione dei kiwi greci. Esportavamo molto, fino
all’80%, in Paesi come la Germania, ma adesso anche i tedeschi acquistano dalla Grecia, che ha perso come noi il mercato russo e vende a prezzi
stracciati” racconta Giuseppe Mitta Lindo, 57 anni, agricoltore di Castiglione delle Stiviere. Per la Coldirettti “la guerra commerciale con la
Russia ha colpito duramente l’agroalimentare Made in Italy con un taglio delle esportazioni stimato in 600 milioni di euro nell’arco di due anni,
dovuto per circa la metà al completo azzeramento delle spedizioni di ortofrutta, formaggi, latticini, carni e salumi italiani interessate
direttamente dall’embargo”. Nel corso dei due anni di embargo – stima la Coldiretti – sono stati ‘respinti’ dalle frontiere russe 39,4 milioni di
chili di mele italiane, soprattutto della varietà Granny Smith dal colore verde intenso e sapore leggermente acidulo, ma anche 29,5 milioni di chili di
uva da tavola, 29,9 milioni di chili di kiwi, 2,8 milioni di chili di Parmigiano Reggiano e Grana Padano, 14,2 milioni di chili di pesche e
nettarine e 85mila prosciutti di Parma e San Daniele a denominazione di origine. “Come è evidente la guerra commerciale con Mosca non ci fa bene,
considerato che nel 2013 esportavamo dalla Lombardia quasi 140 milioni di euro in prodotti agroalimentari contro i 62 milioni attuali – spiega Ettore
Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia – e, come se non bastasse,adesso la Brexit rischia di incidere anche sugli oltre 484 milioni di euro di
cibo e bevande che mandiamo ogni anno nel Regno Unito. Servono quindi misure straordinarie per tutelare le nostre aziende e per appianare i rapporti con Mosca, dove, fra l’altro si stanno lanciando in produzioni che imitano il nostro Made in Italy e ci tolgono fette di mercato che sarà poi difficile recuperare”. Lo stop alle importazioni di frutta, verdura, salumi e formaggi dall’Italia, si spiega, ha provocato in Russia “un vero boom nella
produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella ‘Casa Italia’, dall’insalata ‘Buona Italia’ alla Robiola
Unagrande, ma anche la mortadella Milano o il Parmesan tutti rigorosamente realizzati in Russia. Alla crescente domanda di prodotti agroalimentari
italiani, la Russia – sottolinea la Coldiretti – sta rispondendo con un potenziamento dell’industria alimentare locale e nuovi investimenti sono
stati realizzati per aumentare la produzione di formaggi, che è già cresciuta del 20 per cento negli Urali Centrali, ma sono previsti nuovi
caseifici nella regione Sverdlovsk per coprire fabbisogni di formaggi duri e molli, dalla mozzarella al parmigiano. Nella stessa regione è in fase di
sviluppo, con nuovi grandi macelli per maiali, anche l’industria della carne e dei salumi. ‘Russkiy Parmesan’ viene prodotto insieme al gorgonzola a
60 chilometri da Mosca nel villaggio di Dubrovskoe, ma nelle principali catene del Paese – informa la Coldiretti – sono in vendita con nomi
italiani mozzarella, ricotta, mascarpone, robiola Made in Russia, ma anche diversi tipi di salame Milano, di mozzarelle’ciliegine’, di scamorze , insalata toscana  Buona Italia e pizza Sono Bello e Quatro formaggi con tanto di errore grammaticale, ma anche il prosecco della Crimea”. Per Coldiretti, a potenziare la produzione del falso Made in Italy non è stata però solo l’industria russa ma “anche molti Paesi che non sono stati colpiti dall’embargo come la Svizzera, la Bielorussia, l’Argentina o il Brasile che hanno aumentato le produzioni e le esportazioni di cibi italiani taroccati nel Paese di Putin. In Russia – precisa la Coldiretti – è possibile comprare scamorza,mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e Gorgonzola di produzione Svizzera e Parmesan o Reggianito di origine Brasiliana o Argentina. Lo stesso ministro dell’agricoltura russa ha confermato che è stata potenziata la produzione di prodotti lattiero  caseari in modo da sostituire quelli che un tempo venivano dall’Italia e dal resto d’Europa”.

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