Oggi si festeggia il Carnevale Ambrosiano, festività che si conclude 4 giorni dopo il martedì grasso che segna il termine del Carnevale Romano.
La leggenda racconta che Sant’Ambrogio, Vescovo di Milano, essendo impegnato in un pellegrinaggio, comunicò alla diocesi il proprio ritorno per Carnevale, per celebrare i primi riti della quaresima in città. La popolazione di Milano decise di aspettarlo e prolungò il carnevale sino al suo arrivo, posticipando quindi il rito delle Ceneri che nell’arcidiocesi milanese si svolge la prima domenica di Quaresima invece che il mercoledì.
Non è chiara l’origine del termine ‘carnevale’: c’è chi dice da car navalis, il rito della nave sacra portata in processione su un carro, altri invece propendono per carnes levare (“togliere la carne”) o carne vale (“carne, addio”) allundendo ai digiuni della Quaresima, ovvero il periodo di 40 giorni che precede la Pasqua.
Per Carnevale è tradizione mascherarsi e le maschere, come si sa, sono sempre state presenti nella cultura dell’uomo fin dall’antichità per esorcizzare il male, sconfiggere la morte e il lutto e anche per propiziare la fertilità della natura e degli uomini.
Le maschere italiane nacquero a Venezia già attorno alla fine del XIII e si diffusero in Italia e in tutta Europa. Ce ne sono di tipiche per ogni territorio e regione: il Piemonte ha Gianduia, a Bergamo c’è Arlecchino, Venezia ha Pantalone e Colombina, a Milano c’è Meneghino, in Toscana Stenterello, a Roma ci sono Sor Tartaglia, Rugantino e Capitan Spaventa, a Napoli Pulcinella, in Sicilia Peppe Nappa.