Due pensionati lecchesi in cammino sulla Via di San Francesco

Un itinerario di pellegrinaggio intriso di spiritualità, sullo sfondo di zone di intensa bellezza naturale, ricche di arte e cultura

04 Ottobre 2018
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203 chilometri percorsi a piedi in otto tappe, con un dislivello complessivo di salita che supera abbondantemente i 5.000 metri e uno zaino di 10 chili in spalla. Questa, in sintesi, l’esperienza vissuta sulla Via di San Francesco, dal 25 settembre al 2 ottobre scorsi, dai lecchesi Claudio Santoro e Angelo Collotta.

I due uomini non sono nuovi a questi tragitti, dato che in precedenza avevano percorso anche la Via degli Dei (Bologna-Firenze) e quella degli Abati (Pavia-Roma). Questa volta, invece, la loro scelta è ricaduta sulla Via di Francesco, sempre più apprezzata e battuta da pellegrini e viandanti di tutto il mondo che, partendo dal Santuario de La Verna (dove il Patrono d’Italia ricevette le stimmate), nel Casentino toscano, arriva sino ad Assisi, attraversando le terre calcate dal Poverello che ancora conservano la memoria delle sue parole e delle sue gesta.

Un itinerario di pellegrinaggio intriso di spiritualità, sullo sfondo di zone di intensa bellezza naturale, ricche di arte e cultura. “Essendo il territorio caratterizzato da continui saliscendi che assecondano l’andamento collinare, il cammino è abbastanza impegnativo: può essere affrontato da tutti, ma è indispensabile un minimo di allenamento” ci ha raccontato Claudio Santoro.

“La lunghezza di ogni tappa varia solitamente dai 16 ai 32 chilometri, che bisogna essere preparati a percorrere con uno zaino in spalla di almeno 9 o 10 chili e in qualsiasi condizione meteo: noi siamo stati fortunati, avendo avuto soltanto un giorno di pioggia. In ogni caso, la bellezza del paesaggio ricompensa i viandanti di ogni fatica”. “Io e Angelo – ha proseguito il 66enne lecchese – abbiamo scelto di percorrere la Via di San Francesco da nord, dunque partendo da La Verna: abbiamo attraversato terre davvero suggestive e affascinanti, in un autentico cammino dello spirito che va incontro al desiderio dell’uomo di ricercare nelle profondità di se stesso il senso della propria esistenza. L’arrivo ad Assisi, pronta per le celebrazioni del Santo Patrono d’Italia, poi, è stato un momento di intensa emozione, che ha davvero saputo ripagarci di tutte le fatiche del pellegrinaggio”.

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