Ieri la Corte Costituzionale ha dato l’assenso per il referendum costituzionale sull’abrogazione dei voucher, ovvero i ticket dal valore di dieci euro l’uno utilizzati per pagare prestazioni accessorie ma spesso fruiti in mondo improprio, in sostituzione ad una vera assunzione.
I voucher, nell’idea originaria, avrebbero dovuto essere un’arma contro il lavoro in nero. In realtà, invece, il loro uso si è a dir poco incrementato favorito dalle leggi nazionali che ne hanno esteso l’utilizzo anche per prestazioni non occasionali, pur restando in un limite annuo passato di 5 mila euro per lavoratore e 2 mila euro per committente.
Anche a Lecco e provincia, così come in Lombardia e nel nostro Paese più in generale, si è avuto un aumento esponenziale di questi buoni. Nella nostra provincia si è passati dai 320 mila ‘buoni’ venduti nel 2013 ai 545 mila del 2014. Nel 2015, si sono superati i 982 mila voucher venduti e le stime del 2016 parlano di un nuovo incremento, con 1,314 milioni di ticket venduti. I settori di maggior utilizzo risulterebbero essere quelli del commercio, del turismo e delle cooperative.
I dati sono stati diffusi dalla Cisl di Monza e Lecco, anch’essa contraria a quello che viene definito “un abuso” e un “uso distorto” di questa modalità di pagamento del lavoro. La posizione della Cisl è diverrsa però rispetto a quella della Cgil: “Noi crediamo sia necessario contrastarne il cattivo utilizzo e non abolire uno strumento che può essere utile in certi contesti per combattere il lavoro nero – ha spiegato la segretaria Rita Pavan –. Chiediamo però che vengano riportati alle sole prestazioni occasionali ed eliminati dal settore dell’agricoltura e dell’edilizia”.