Ricorre oggi il 31esimo anniversario della tragedia di Chernobyl: il 26 aprile del 1986, durante un test di sicurezza, qualcosa non va come dovrebbe e dalla centrale nucleare ucraina fuoriescono una quantità enorme e purtroppo ancora indefinita di radiazioni.
L’allarme non è scattato subito, ma, colpevolmente, la popolazione è stata fatta evacuare dalla zona soltanto dopo qualche ora, quando ormai moltissimi erano già entrati in contatto con cibo, acqua e sostanze contaminate.
La nube radioattiva si è diffusa, trasportata dalle correnti ventose, verso nord e verso il territorio della Bielorussia. Poi, naturalmente, si è spostata per tutta l’Europa, causando un po’ dappertutto crescenti disturbi alla tiroide, un numero maggiore di casi di tumore e, soprattutto in Ucraina e Bielorussia, un aumento di malformazioni fetali e di malattie dei bambini.
Per trovare un’aria più salutare e una situazione sociale e anche economica migliore, ogni anno tantissimi bambini e ragazzini ucraini e bielorussi vengono ospitati da famiglie italiane per uno o più mesi estivi.
Ora com’è la situazione? Chernobyl è un paese semideserto e si sta ricostruendo il secondo sarcofago intorno alla centrale che dovrebbe garantire per i prossimi 100 anni il blocco delle radiazioni che ancora fuoriescono.