Giovedì 3 maggio a Ballabio si è svolta l’assemblea generale dei dipendenti del Comune. Presenti 12 su 13 di loro.
In un comunicato stampa, Enzo Cerri e Italo Bonacina delle segreterie di Cisl Fp e Uil Fpl hanno presentato la situazione. “I lavoratori hanno nuovamente rappresentato le difficoltà e i disagi che incontrano da mesi nello svolgimento delle loro attività a causa di una cronica carenza di personale ma soprattutto lamentano la mancanza di dialogo, incomprensioni e tensioni con gli amministratori. Alcuni di loro temono che il lavoro che si è accumulato e le incombenze quotidiane possono causare gravi ritardi rispetto alle scadenze normative alle quali debbono attenersi anche per la responsabilità loro assegnata”.
“Sono giunti a questo punto dopo aver segnalato e richiesto per iscritto la necessità di un confronto con l’amministrazione per affrontare la situazione e tentare di individuare le migliori soluzioni. Le organizzazioni sindacali e la rsu si riservano di promuovere tutte le iniziative necessarie al ripristino delle corrette relazioni sindacali e alla riduzione dei problemi dei dipendenti del Comune di Ballabio e richiedono a Sua Eccellenza il Prefetto, ai sensi della normativa vigente, l’attivazione della procedura preventiva del raffreddamento dei conflitti”.
La risposta del sindaco non si è fatta attendere. Ecco di seguito le parole di Alessandra Consonni:
Al Comune di Ballabio si sta verificando un attacco inaccettabile da parte di Cisl e Uil. In una comunicazione i responsabili di questi sindacati, E. Cerri e I. Bonacina, proclamano un preteso stato di agitazione che l’amministrazione comunale respinge in quanto pretestuoso e carente di qualsiasi motivazione. Prive di fondamento o strumentali le affermazioni dei due sindacalisti che sostengono che nel Municipio di Ballabio si assisterebbe a una cronica carenza di personale e soprattutto mancanza di dialogo, incomprensioni e tensioni con gli amministratori.
Ai signori Cerri e Bonacina chiedo pertanto:
1) come mai, se la carenza di personale è cronica, si “agitano” solo ora, mentre non hanno fatto lo stesso quando il Comune era amministrato da una giunta di area PD che non ha neppur provveduto a rimpiazzare il personale nei casi di pensionamento e dimissioni?
2) come mai a Ballabio sono fautori di assemblee di dipendenti comunali esaltandone le presunte critiche all’amministrazione certamente non di sinistra, mentre a Lecco hanno attaccato e bocciato pesantemente l’esito di un’assemblea dei lavoratori del Comune che ha osato respingere la linea dell’amministrazione PD?
3) come mai hanno rivolto le loro richieste direttamente al sindaco, quando a Ballabio esiste un responsabile del personale a cui non hanno inviato nulla neppure per conoscenza? Forse più che il piano strettamente sindacale e lavorativo interessava il coinvolgimento polemico politico?
4) come mai parlano di mancanza di dialogo quando il sindaco incontra chiunque gli si presenti negli orari messi a disposizione anche senza alcun appuntamento?
5) come mai si riferiscono a, peraltro insussistenti, tensioni e incomprensioni senza specificare nulla di serio (e quasi che sindaco e assessori fossero chiamati a chissà quale funzione materna nei confronti dei dipendenti)?
Attendo, dunque, da Bonacina e Cerri delle risposte che mi convincano che il proclamato stato di agitazione non sia un pretestuoso attacco a un sindaco della Lega, colpevole solo di aver ottenuto per diversi lavoratori del Comune miglioramenti delle proprie condizioni lavorative, pretendendo al tempo stesso solerzia e gentilezza verso i cittadini. La mia porta è, comunque, sempre aperta a tutti, Bonacina e Cerri vengano pure a trovarmi se hanno qualcosa da dire sui possibile miglioramento del servizio comunale. Chiedo, infine, l’intervento del prefetto allo scopo di adottare i provvedimenti del caso dopo aver confermato l’assoluta congruità delle condizioni di lavoro dei dipendenti comunali, in linea con i livelli garantiti dagli altri comuni e compatibilmente con le risorse messe a disposizione per il capitolo personale dal governo romano.