Panathlon Club, una serata con il tiro a segno

Sparare è una questione non di muscoli, ma di cervello e di cuore

14 Settembre 2017
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Una disciplina di precisione, che stimola non solo l’autocontrollo ma anche l’autostima: il mondo dell’air shooting (tiro a segno con armi ad aria compressa, ndr) è stato protagonista della conviviale del Panathlon Lecco andata in scena, dopo la pausa estiva, martedì sera presso la Canottieri Lecco. Ospiti della serata, organizzata dalla socia Piera Tocchetti, sono stati Marco Ghezzi, presidente dell’Asd Airshooting Desio e Emilio Sangregorio, Istruttore I° e II° livello di Carabina Ottica. Durante la serata, prima della tradizionale cena, i soci presenti hanno potuto sperimentare personalmente il tiro a segno grazie agli istruttori dell’Asd di Desio presenti.

Nata quasi in sordina, proprio grazie a Marco Ghezzi, l’Asd di Desio è oggi una realtà molto
attiva e apprezzata: “Nel 2012 fondavo l’Air Shooting Desio che nel 2013 è diventata Asd. Nel giro di tre anni abbiamo avuto più di 800 iscritti. Oggi contiamo un totale di 24 ragazzi iscritti ai corsi di tiro a segno, la fascia di età principale è compresa tra i 9 e i 14 anni. Tanti di questi giovani e giovanissimi sono arrivati da noi con grossi problemi di autostima – ha spiegato Ghezzi – Siamo stati tutti adolescenti e sappiamo bene che disagi di questo tipo non mancano. Ho visto ragazzini arrivare per l’iscrizione con il timore di parlare certe volte: il tiro a segno è una disciplina che lavora molto sull’autostima, più di quanto si possa credere. E non ha nulla a che vedere con la ‘violenza’ delle armi da fuoco: quello che ci premuriamo di insegnare ai nostri atleti è l’autocontrollo e il credere in sé stessi. Durante una gara non ci si concentra su quanto fanno gli avversari, a differenza degli altri sport gregari: l’unico nostro interesse è il bersaglio, di volta in volta. E se un tiro va male la forza del tiratore è quella di passare subito al bersaglio successivo, senza abbattersi. Si chiama accettazione del risultato, competenza utile non solo nel poligono e in gara, ma anche nella vita di tutti i giorni, soprattutto per chi tende a sminuirsi”.

Certo per sparare bene sono poi necessarie diverse abilità che gli istruttori della palestra di Desio insegnano ai tiratori: “Da noi si pratica principalmente il Bench Rest, ovvero si spara seduti, da 10 a 25 metri con carabina e pistola. A scapito di quello che si può inizialmente pensare per essere dei buoni tiratori non conta solo avere una buona vista, ci sono tantissime variabili in gioco: accanto a quelle fisiche, intese come pressione sul grilletto, traiettoria del proiettile, aria, distanza del bersaglio, quelle psicologiche contano altrettanto”.

Uno sport che sta prendendo piede, seppur – come ammesso da Ghezzi e da Sangregorio – di nicchia, e che, curiosamente, vedrebbe le quote rosa in aumento e decisamente più precise dei maschi: “Non è per lusingare le donne – ha riso il presidente Ghezzi – ma è statisticamente provato che le tiratrici siano più brave dei tiratori. E’ una questione (anche) di cuore: il reticolo del mirino telescopico si muove in base ai battiti cardiaci: per avere una maggiore stabilità si dovrebbe sparare tra i battiti, una cosa non facile visto e considerato che si tratta di frazioni di secondi, ma che garantisce il momento di massima precisione. Le donne hanno un battito più pacato, qualità che nelle buone tiratrici consente un successo più alto. Per arrivare a questi livelli naturalmente serve un allenamento continuo e costante, e non è certo facile, ma di per sé le regole dell’air
shooting sono poche e semplici”.

A riprova che sparare è una questione non di muscoli, ma di cervello e di cuore.

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