E se davvero tornasse un padre, il padre? Se tornasse chi aiuta e può dare un senso alla vita? Perché del padre, nella nostra vita, ci siamo liberati da decenni. Meglio far da soli, qualcuno ha detto. L’abbiamo fatto, il passo l’ha compiuto, la società odierna. Niente più padri, niente più vincoli. Ma non siamo certo più felici. Oggi abbiamo tutto, e siamo sazi di ogni cosa, e assolutamente infelici.
Ma forse l’attendiamo ancora, un padre, come Telemaco – solo lui – attende il genitore Ulisse a Itaca, racconta Omero nell’Odissea. E il padre, la persona capace di dare un segno e un significato alla vita, può tornare, e torna.
E’ il suo sguardo di predilezione – come nel racconto evangelico del figliol prodigo – che può tirar fuori il meglio del figlio, e delle persone.
Così don Luigi Maria Epicoco ha raccontato la sfida umana ed educativa di questi nostri tempi, invitato dalle scuole “Pietro Scola”, “Massimiliano Kolbe” e “Giacomo Leopardi” – che fanno capo alla Cooperativa Nuova Scuola – per una serata che ha visto la Sala Don Ticozzi di Lecco gremita di studenti, insegnanti e genitori, moltissimi rimasti in piedi ad ascoltare.
Don Epicoco è sacerdote della diocesi de L’Aquila, cappellano degli universitari al tempo del terremoto del 2009 (quando il sisma fece una trentina di vittime anche tra gli studenti che seguiva), insegnante alla Pontificia Università Lateranense e a Gerusalemme, prolifico scrittore. L’ultimo suo libro si intitola appunto “Telemaco non si sbagliava”: non si sbagliava, ha raccontato don Epicoco, ad attendere il padre Ulisse.
Perché è il padre la figura capace di mettere i segni di interpunzione, di dare ordine e significato alla pagina bianca della vita che va riempendosi di fatti, circostanze, esperienze. “Ma senza un senso, senza un perché, c’è la condanna inevitabile all’infelicità. Trovare un padre, oggi, è trovare qualcuno a cui poter fare la domanda, a cui chiedere di poter trovare un significato alla vita. Come, è scritto sempre nel Vangelo, il “giovane ricco” pone la domanda a Gesù: che risponde chiedendogli innanzitutto la fatica di vivere, il desiderio di giocarsi senza scappatoie e senza furbizie. Felice è chi è pronto a mettere in gioco tutto e a mettersi in gioco sino in fondo, incontrando un padre – così è stato per Telemaco con Ulisse – che arriva nel modo e nella forma che mai ci saremmo attesi, ma che valorizza tutta la nostra libertà fino ad accettare la delusione e la apparente sconfitta del nostro “no” e del rifiuto, lo stesso rifiuto del giovane ricco davanti a Gesù” racconta Epicoco.
E’ la sfida educativa – come hanno sottolineato Gigi Gianola, del cda della “Cooperativa Sociale Nuova Scuola”, e Annamaria Formigoni, direttrice della “Pietro Scola”, sul palco a dialogare con don Epicoco – che attende anche i giovani studenti che frequentano le tre scuole organizzatrici della serata. “La nostalgia del padre c’è in tutti noi”, è stato detto in conclusione: “la speranza è che i nostri figli si avviino sulla strada di questa ricerca, accompagnati nel cammino da chi può testimoniar loro che la vita ha un senso e un significato, dentro le circostanze di ogni giorno”.