“L’anno scorso, più di 15.000 lettere sono state scambiate fra le famiglie dei donatori e i loro riceventi negli Stati Uniti e, nella stragrande maggioranza dei casi, la salute e la felicità di entrambe le parti sono migliorate”. A comunicarlo è Reginald Green, il papà del ragazzino americano colpito e ucciso per errore nel 1994 in Italia, i cui genitori acconsentirono alla donazione degli organi, che ha scritto nuovamente a Marco Galbiati. Il papà di Riccardo – dopo aver pure lui acconsentito alla donazione degli organi del figlio scomparso a gennaio 2017 – sta portando avanti la battaglia per cambiare la legge italiana in materia e permettere ai famigliari del donatore e al ricevente di conoscersi se entrambi lo desiderano.
Questi numeri, mai stati resi pubblici prima in Italia, si basano sulle informazioni della Association of Organ Procurement Organizations, l’organizzazione che rappresenta tutte e 58 le istituzioni selezionate dal Governo Americano per supervisionare le donazioni degli organi in ogni parte degli Stati Uniti. “Questi dati annientano le due argomentazioni principali di quanti si oppongono in Italia al cambiamento della legge che, di fatto, impedisce ai due gruppi familiari coinvolti in una donazione degli organi di non conoscere altro se non le informazioni più basilari sulla controparte – prosegue Green nella sua missiva – Le due argomentazioni? In primo luogo le famiglie dei donatori e dei riceventi non vogliono scriversi l’un l’altro e poi che se lo facessero l’una o l’altra parte correrebbe il serio rischio di avere dei danni emotivi. Le prove che vengono dalle AOPO, che coprono decine di migliaia di casi di donazioni di organi, mostrano che questi argomenti sono fallaci”.
“E’ più probabile che il danno emotivo sia causato alle famiglie dei donatori di organi quando questi non sanno neanche se i loro riceventi siano vivi o meno, e ai riceventi stessi a cui non è permesso neanche poter scrivere una lettera anonima per ringraziare coloro che hanno salvato le loro vite”, aggiunge Green che conclude rivolgendosi a Marco Galbiati: “In bocca in lupo per la sua campagna per cambiare la legge attuale la cui inflessibilità sta causando sofferenza a molte famiglie in tutta Italia, famiglie che nonostante il loro dolore hanno realizzato uno dei gesti più altruistici in medicina”.