Nuova legge sul biotestamento, la serata al MEIC è stata un successo

“Lo scopo della serata è fornire un’informazione oggettiva e che consenta di esprimere scelte libere e informate”

20 Febbraio 2018
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Lo scopo della serata è fornire un’informazione oggettiva e che consenta di esprimere scelte libere e informate” è l’esordio di Anna Maria Delitala, per anni magistrato a Lecco ed esponente del MEIC (Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale) che ieri, lunedì 19 febbraio, ha organizzato un incontro presso la Sala Papa Giovanni XXIII di Lecco.

La serata, ha avuto un buon riscontro di pubblico attento e interessato, ed è iniziata con una breve introduzione di Gian Luigi Daccò, Presidente del MEIC lecchese e ha visto come relatori, oltre alla già citata dottoressa Delitala, il dott. Mario Tavola (Primario di Rianimazione ed Anestesia presso il “Manzoni” di Lecco) e il dottor Manetto Fabroni, per lunghi anni Notaio.

La legge, meglio conosciuta come “Biotestamento”, è stata approvata lo scorso dicembre, dopo che nell’arco di tre legislature, a partire dal 2009, erano stati presentati ben 15 disegni di legge. L’attuale breve testo è il frutto di un lungo lavoro di sintesi e armonizzazione in Commissione dove sono stati sentiti medici, associazioni, il Comitato di Bio Etica, e, come ha illustrato la relatrice, costituisce una naturale prosecuzione della normativa già esistente nel campo del “consenso informato” che permette al paziente di essere coprotagonista delle scelte mediche e dei trattamenti sanitari che lo riguardano, spezzando la secolare cultura del medico che, in quanto dotato delle conoscenze, era l’unico e totale arbitro delle decisioni da assumere.
La legge, peraltro, recepisce, seppure tardivamente, le sollecitazioni scaturite sin dal 1997 dalla Convenzione Internazionale sui diritti dell’Uomo e sulla Bioetica di Oviedo, nonché la Carta dei Diritti Fondamentali approvata dalla UE nel 2000.
Il MEIC, di chiara ispirazione ecclesiale, ha anche citato le indicazioni della Chiesa Cattolica in materia, a partire dai richiami di Pio XII del 1957, di Giovanni Paolo II del 1982 ai medici cattolici fino alla recente indicazione di Papa Francesco alla Pontificia Accademia per la Vita (novembre 2017).

“Si può dunque affermare” sostiene Delitala che questa legge sia venuta a colmare un vuoto legislativo con un lavoro da parte del legislatore che non ha trattato il tema con superficialità e improvvisazione”.

E’ seguito un attento esame degli articoli che formano la legge entrata in vigore a fine gennaio e che mette al centro il diritto alla vita, alla salute, alla dignità e alla autodeterminazione della persona con un processo decisionale che propone un’alleanza fra medico curante, familiari e paziente che ha il diritto di essere informato su diagnosi, trattamenti terapeutici, proporzionalità fra le cure e le possibilità di guarigione. Fra i suoi diritti, come già stabilito con il “consenso informato”, la possibilità di rifiutare/revocare dei trattamenti, di cambiare medico curante. Il tutto in armonia con il dettato costituzionale che agli articoli 2, 13 e 32 norma questo delicatissimo argomento.

Il dottor Tavola, ha intervallato la spiegazione di tipo legale con degli esempi tratti dalla sua vita professionale e dalla necessità di agire nel rispetto del paziente che è innanzi tutto una persona, e nel delicato terreno di curare con scienza e coscienza evitando altresì un inutile accanimento terapeutico.

E’ stato anche affrontato il delicatissimo argomento delle NIA (Nutrizione e Idratazione Artificiale) che devono essere considerate alla stregua di trattamenti sanitari regolati dal consenso informato e da utilizzare laddove siano utili per migliorare i processi di cura, evitando argomentazioni semplicistiche o che facciano leva sulla emotività. Su questa materia è capitato di assistere ad approfondimenti basate su slogan o argomentazioni di carattere etico che, in ogni caso, con l’approvazione della legge non vengono minimamente inibite o cancellate, lasciando ad ogni persona il diritto di decidere e, come è stato ribadito, mettendo – seppure tardivamente – ordine in un terreno dove già altri Paesi europei erano già intervenuti.

Nel corso della serata sono stati anche evidenziati i limiti stabiliti dalla nuova legge che con chiarezza sgombrano il campo da interpretazioni che la vedrebbero come una deriva verso l’eutanasia o il suicidio assistito, in particolare facendo diventare normativa il codice deontologico del medico.

In chiusura è stato il Notaio Fabroni a illustrare le modalità operative di espressione delle DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) che altro non sono che uno sviluppo ed un’applicazione del consenso informato riferito al caso del paziente che, originariamente capace, non sia più in grado di esprimere la propria volontà. Per questo particolare attenzione è stata dedicata al cruciale terreno che riguarda i minori e gli incapaci, sottolineando anche la possibilità garantita dalla legge di rinnovare, revocare, modificare le disposizioni alla luce di eventi che possono essere accaduti dopo averle sottoscritte (basti pensare ai progressi medici che potrebbero aprire spiragli di guarigione in patologie prima considerate infauste).
Anche qui la legge, sostenuta da decisioni giurisprudenziali (sentenze della Corte di Cassazione) ha messo ordine.

A conferma dell’interesse suscitato dalla illustrazione, la serata si è conclusa con diverse domande poste ai relatori dalle persone presenti in sala.

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