E’ stata eseguita all’Ospedale Manzoni di Lecco su di una giovane paziente classe 1987 il delicato intervento tecnicamente conosciuto con il nome “mastectomia profilattica”, ossia la rimozione di entrambe le mammelle nelle donne portatrici di una mutazione genetica che espone ad alto rischio di sviluppare una forma di carcinoma al seno nell’arco della propria vita.
L’operazione, saltata agli onori della cronaca dopo che l’attrice americana Angelina Jolie aveva dichiarato nel 2013 di essersi sottoposta all’intervento preventivo in quanto affetta da mutazione del gene Brca 1 (da allora noto con il nome di “gene Jolie”) – è stata eseguita dal Dr. Tommaso Guzzetti, Direttore della Chirurgia Plastica dell’ospedale Manzoni di Lecco, che spiega: “Vari sono i geni ad oggi riconosciuti la cui mutazione è responsabile dell’aumento del rischio di incidenza del carcinoma del seno: il gene Brca 1 e il Brca 2 sono i più noti. Il rischio di presentare la mutazione genetica è correlato principalmente a due fattori: aver avuto un tumore in età giovanile o avere un parente diretto al di sotto dei 40 anni con tumore all’ovaio o alla mammella. La diagnosi è resa possibile grazie a un test specifico”.
Alla giovane paziente del Manzoni sottoposta all’intervento – nello specifico una donna Brca 2 mutata cui era già stato asportato l’utero – è stata quindi effettuata una mastectomia profilattica bilaterale. “L’operazione riduce di oltre il 95% la possibilità di ammalarsi di tumore” – spiega ancora il Dr. Guzzetti – “La percentuale di rischio che rimane è dovuta al fatto che nell’intervento non viene asportato il complesso areola capezzolo”.
Peculiarità dell’intervento condotto dal chirurgo plastico dell’Asst di Lecco, inoltre, è stata la ricostruzione del seno della paziente con tecnica prepettorale, un’operazione innovativa che ancor oggi praticano in pochi in Italia e di cui Guzzetti è stato pioniere in Lombardia.
“La tecnica prepettorale ha il vantaggio di essere meno aggressiva, poiché non coinvolge il muscolo pettorale. Viene impiantata alla paziente una protesi definitiva avvolta da un materiale biologico che riduce il rischio di contrattura capsulare, ovvero di rigetto della protesi stessa. Si tratta tuttavia di un intervento che non è possibile effettuare su tutte le pazienti”.
Sono state 16, negli ultimi 18 mesi, le pazienti operate all’Ospedale Manzoni con tecnica prepettorale: a tre di loro è stata effettuata la ricostruzione bilaterale del seno in quanto pazienti BRCA mutate.