Teka Edizioni annuncia l’uscita del suo nuovo libro dal titolo Wapiti. La foresta del cervo rosso, scritto da Gianluca Alzati, insegnante di Lettere nella scuola Secondaria di primo grado oltre che scrittore e musicista.
Il volume racconta la sfida drammatica, nel Canada contemporaneo, degli indiani Mohawk (Irochesi), ultimi rappresentanti di un popolo in estinzione, che combattono contro una società basata sul profitto e sullo sfruttamento di ciò che loro considerano un valore da difendere: la madre terra. I nativi, infatti, si ribellano alla decisione di lasciar costruire su un loro antico cimitero sacro e su una centenaria foresta, un complesso residenziale e un campo di golf. Dopo diversi tentativi di dialogo naufragati, i ribelli si barricano nella loro riserva impedendo ai lavori di procedere: molti di loro sono reduci del Vietnam, dunque impugnano armi automatiche e indossano tute mimetiche oltre ai colori tradizionali e alla penne sulla testa. Durante un tentativo di irruzione della polizia, la Sureté du Quebec, con lacrimogeni e manganelli, resta ucciso Marcel Lemay un giovane caporale. Chi è stato? I Mohawk warriors o il “fuoco amico”? Da questo evento partirà un vero e proprio caso giudiziario che, ancora oggi, pone parecchie domande alla società canadese e alla credibilità dei mezzi di informazione.
Il protagonista è Marco, un ragazzo italiano, in un momento di scelte fondamentali per il suo futuro, che si trova coinvolto in un confronto tra due culture, in una storia d’amore emozionante ma contrastata e che deve rispondere, come capita a tutti una volta nella vita, a questa domanda: da che parte stai?
La storia, realmente accaduta, ha una cornice biografica che rimanda all’esperienza stessa dell’autore che ha veramente visitato, quattro anni dopo la crisi di Oka, la riserva che ne è stata lo sfondo. Da questa esperienza nascerà poi la sua tesi di laurea che avrà come oggetto, appunto, gli Indiani d’America.
Gli indiani, qui, sono donne, uomini e bambini che lottano per le loro tradizioni e la loro cultura, ma che devono fare i conti con le contraddizioni del mondo contemporaneo: l’alcolismo, il gioco d’azzardo o la delinquenza.
Il romanzo affronta temi come la necessità di affrontare scelte difficili nella propria vita (e tu, da che parte stai?) ma anche l’ecologia,il pacifismoe la difesa dei diritti delle minoranze, controogni tipo di razzismo e discriminazione ed è dedicato a tutti coloro che, nonostante tutto, hanno scelto di restare umani.
L’illustrazione in copertina è di Afran, un giovane artista, scultore, pittore e performer camerunense che vive e lavora in Italia, nella provincia di Lecco dal 2009.
Al volume è corredata la canzone “Wapiti Lullaby” scritta da Gianluca Alzati e Matteo Brescianini.
Il libro e la canzone sono stati lanciati il 18 ottobrea Paderno Dugnano come apertura del concerto di Massimo Priviero e il libro è stato presentato il 20 ottobre alle 17.00 all’Ecofesta di Paderno Dugnano.
“Ormai ci sono. Non posso tornare indietro, se lo facessi non riuscirei più a guardarmi allo specchio. Anzi, non voglio tornare indietro. In città tutti mi hanno sconsigliato di venire qui: “Sono pericolosi, sono fuori controllo, nessuno ti accompagnerà!” Allora ho pensato di affittare una moto, se questa si può definire tale. È una Vespa 50 nera, con gli adesivi a fiamma sulle fiancate laterali, la marmitta truccata e la statuetta della Jaguar sul parafango. È quanto di meglio ho trovato da un certo George, alias Giorgio – di chiare origini siciliane – che, consegnandomi le chiavi del piccolo bolide, mi ha sibilato tra i pochi denti rimastigli: “That’s ok! It’s a bomb!” Speriamo almeno che la bomba non mi scoppi sotto il sedere. Senz’altro è meglio di quella dei miei amici, talmente lenta che ieri li ha superati persino un vecchietto in bicicletta.
Devo fare ciò che ho deciso, anche se procedo a fatica in questa notte senza luna, in mezzo a sentieri sconnessi e pieni di buche. Non potevo arrivare dalla strada principale: ho visto stamattina che ci sono pattuglie della polizia ovunque e i potenti colpi di tosse della mia marmitta non mi avrebbero fatto passare inosservato. Per fortuna in questi spazi aperti almeno la direzione è semplice: basta puntare diritti a sud, verso il lago, stando attenti a non finirci dentro.”